L’ambliopia (letteralmente “occhio ottuso”), può essere definita, in accordo con Burian, una “diminuzione mono o bilaterale dell’acuità visiva, senza causa apparente, che con terapia idonea può essere risolta”. In tale definizione compaiono due aspetti fondamentali della patologia in questione: l’eziopatogenesi, che non è ancora completamente nota e la possibilità di un’adeguata terapia, se intrapresa precocemente.
Perché si manifesti un’ambliopia è necessario che la causa che la provoca agisca nel periodo cosiddetto plastico dello sviluppo visivo, che, nell’uomo, si è visto estendersi dalla nascita fino ai 7-8 anni di vita. A quest’età l’apparato visivo, non completamente sviluppato, è molto sensibile ad ogni stimolo che sia qualitativamente o quantitativamente anomalo e tale sensibilità è tanto maggiore quanto minore è l’età del soggetto. Il termine ambliopia raggruppa, pertanto, diverse entità cliniche, che sono conseguenza di alterazioni che hanno agito a vari livelli dell’apparato visivo e che possono essere distinte in:
- ambliopia strabica, in cui l’ambliopia è la conseguenza e non la causa della deviazione, in quanto l’ambliopia rappresenta un meccanismo di difesa da parte del cervello, per evitare diplopia e confusione. Alla base dell’ambliopia vi sarebbe un fenomeno di soppressione (teoria non da tutti condivisa) o di neutralizzazione attiva dell’immagine proveniente dall’occhio deviato, o ancora l’alterazione della visione binoculare normale;
- ambliopia anisometropica, causata da una notevole differenza di refrazione tra i due occhi, il che comporta un’incapacità della corteccia occipitale a fondere immagini retiniche di diversa grandezza. Tale incapacità comporta la soppressione dell’immagine che proviene dall’occhio più ametrope. È più frequente nei deficit ipermetropici rispetto a quelli miopici e, nelle anisometropie astigmatiche, l’ambliopia si può determinare anche per differenze fra i due occhi inferiori alle 3 diottrie;
- ambliopia da deprivazione, causata da riduzione o mancanza della stimolazione retinica per alterazioni organiche, quali ptosi palpebrale, opacità dei mezzi diottrici, cataratta congenita, terapie occlusive prolungate. Può essere mono o bilaterale e, fra le forme bilaterali, vanno incluse le ambliopie ametropiche, causate da elevati deficit refrattivi bilaterali e le ambliopie da nistagmo. Si possono infine avere deprivazioni visive selettive per stimoli con particolare orientamento spaziale, come nel caso di astigmatismi (ambliopia meridionale);
- ambliopia relativa, in cui è riconoscibile il danno anatomico (piccoli leucomi, nubecole, esiti di retinopatie, dismorfismi del nervo ottico), ma il livello di acuità visiva è sproporzionato al danno anatomico. Il meccanismo patogenetico è probabilmente da ricondurre ad un certo grado di difformità fra le immagini percepite dai due occhi, che induce il soggetto a privilegiare l’occhio indenne rispetto all’altro.
Prof. Adriano Magli, Dott. Vincenzo Gagliardi
Pubblicazioni Scientifiche sull’Ambliopia
Riportiamo di seguito alcune pubblicazioni in formato PDF
- Ambliopia: forme cliniche, terapia e importanza della diagnosi precoce
- Effetto di orale CDP
- Trattamento medico dell’ambliopia
- Ambliopia catatterizzazione, il trattamento e la profilassi
- Citicolina: farmacologia e revisione di clinica
- Effetto della citicolina
- Citidina-5
- Terapia medica dell’ambliopia con citicolina